Abstract
Riassunto. Il cinema italiano ha contribuito in modo straordinario allo sviluppo della settima arte e il regista ferrarese Michelangelo Antonioni è sicuramente stato uno dei registi più innovativi, contribuendo negli anni Cinquanta e Sessanta a traghettare il cinema del dopoguerra verso la nascita del cinema moderno. Nel cinema di Antonioni i luoghi reali si trasformano in visioni poetiche, mettendo il paesaggio al centro della narrazione. Dai suoi primi scritti sul cinema, nonché nei suoi cortometraggi documentari degli anni Quaranta, emerge già con chiarezza ciò che contraddistinguerà lo stile del regista ferrarese nei successivi lungometraggi di finzione: la capacità di ritrarre delle atmosfere, l’attenzione al rapporto tra figura e sfondo, tra individuo e ambiente. Per tracciare il percorso, che ha portato Antonioni a sviluppare uno stile così riconoscibile, che fa ampio uso di tecniche squisitamente cinematografiche, ci appare essenziale esaminare brevemente Viaggio in Italia (1953) di Rossellini in riferimento all’utilizzazione del paesaggio come un terzo personaggio ed allo sguardo della protagonista femminile sguardo del regista. Alla luce di queste premesse la tesi si propone di approfondire l’interazione tra personaggi e ambiente nel cinema di Antonioni, ricorrendo ad esempi tratti da cinque sue celebri opere degli anni Sessanta: L’avventura (1960), La notte (1961), L’eclisse (1962), Il deserto rosso (1964) e Blow up (1966). Con Ritorno a Liscia Bianca (1983) cerchiamo infine di afferrare in sintesi retrospettiva il contributo essenziale dato da Antonini alla storia del cinema.